Ciao! Sono Maria Chiara di ita_ecco e questo è il mio podcast sulla letteratura italiana: dieci puntate su dieci autori.
Nella puntata di oggi vi parlo della più grande giornalista italiana del secolo scorso, e forse in generale, conosciuta e tradotta anche all’estero e voce davvero indipendente e innovatrice: Oriana Fallaci.
Oriana Fallaci nasce a Firenze nel 1929 da una famiglia che lei stessa definirà “abbastanza povera”. Tuttavia, i genitori sono appassionati lettori, oltre che politicamente attivi contro il Fascismo, e avranno sulla giovane Fallaci un grande impatto. Proprio in casa Oriana Fallaci impara ad amare i libri e decide di fare della letteratura il suo mestiere, tanto che per molti anni userà il giornalismo come un “ripiego”, o meglio un mezzo per avvicinarsi alla scrittura creativa.
A 14 anni fa esperienza della lotta partigiana, diventando una staffetta (cioè una persona che mantiene i contatti tra i guerriglieri e porta notizie, aiuta a spostare i fuggiaschi ecc).
Si iscrive alla facoltà di Medicina ma, come molti altri scrittori, non riesce a portare a termine i suoi studi. La verità è che in quegli stessi anni collabora con giornali di Firenze scrivendo articoli di cronaca nera, cioè storie di omicidi, rapine, violenze ecc. Questo la spinge a stare sveglia fino a tarda notte a cercare notizie e a scriverle, perciò non ha tempo per studiare. Ha già deciso quale sarà la sua strada e ci si butta con impegno.
A metà degli anni ‘50 decide di lasciare Firenze per Roma, dove si respira un’aria più frivola, spensierata; inoltre il giornale L’Europeo, con il quale aveva cominciato a collaborare qualche anno prima, la assume per intervistare i grandi dello spettacolo.
Questa è la prima svolta nella vita di Oriana Fallaci: Roma negli anni ‘50 è un piccolo paradiso per le star hollywoodiane, è il mondo dei paparazzi e della Dolce Vita, e lei ci si immerge con tenacia e inizia a intervistare i grandi attori americani e italiani.
Questi anni sono felici per lei in ambito lavorativo, infatti sviluppa quella tecnica dell’intervista che è il suo marchio di fabbrica, e che consiste in domande studiate a tavolino, e quindi pensate mille volte, cancellate, accompagnate da varianti: il tutto per mettere a proprio agio l’intervistato e poi attaccarlo e lasciargli rivelare tutto se stesso, compreso il proprio lato oscuro. È un modo di intervistare che Oriana Fallaci non abbandonerà mai, e che anzi le permetterà di preparare interviste esclusive agli uomini più potenti della Terra.
Alla fine degli anni ‘60 Oriana Fallaci abbandona il mondo della Dolce Vita e parte per il Vietnam a seguito delle truppe americane, questa esperienza sconvolgerà la sua vita e anche il suo modo di scrivere. L’Europeo pubblica i suoi reportage, che spesso si concentrano sulle voci dei singoli soldati, che rivelano le loro fragilità di uomini a prescindere dalle ragioni di stato, e l’inutilità della guerra. Da questa esperienza uscirà il libro Niente e così sia del 1969, edito da Rizzoli.
Dopo essere sopravvissuta all’attentato terroristico a Città del Messico, sempre nel 1968, e averne prodotto un altro grande articolo, per Oriana Fallaci arriva il momento della fama internazionale: tra gli anni ‘70 e ‘80 intervista Kissinger, segretario di stato degli Stati Uniti; Reza Pahlavi (lo scià di Persia); l’Ayatollah Khomeyni; Sharon, ministro d’Israele ecc. Alcune di queste interviste saranno raccolte da Rizzoli nel volume Intervista con la storia.
Gli anni ‘70 sono molto importanti per Fallaci anche a livello sentimentale, perché in questo periodo incontra e intreccia una storia d’amore intensa e tormentata con Alexandros Panagulis, dissidente della dittatura greca dei colonnelli. Questo amore a finale tragico porterà la nostra giornalista a scrivere due opere profonde e, seppur diverse, bellissime: Lettera a un bambino mai nato (1975), libro ispirato a un aborto spontaneo che fa riflettere Oriana Fallaci sulla possibilità per una donna di fare una famiglia o di seguire una carriera, e Un uomo (1979), di cui parleremo più avanti.
Questi volumi vengono tradotti in tutto il mondo e le aprono anche le porte degli Stati Uniti, dove infatti tiene sempre più spesso lectures in prestigiose università.
In seguito, Oriana Fallaci si ritira, la sua presenza sui giornali e sul dibattito italiano si fa più sporadica, perché si ammala di cancro e inizia a lavorare a un romanzo sui suoi avi. Tornerà a esprimersi, e di nuovo accenderà il dibattito in Italia e all’estero, subito dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Le sue idee sulla cultura islamica e sul rapporto tra questa e l’Occidente sono estreme, e credo che siano state dettate dalla ferita che lei ha sentito nel cuore della democrazia newyorkese.
Oriana Fallaci muore a nel 2006. Se siete interessati alla sua vita, esiste una fiction Rai molto ben fatta su di lei, e tante interviste su YouTube.
Come ho anticipato poco fa, tra tutti i libri o gli articoli di Oriana Fallaci, ho deciso di parlarvi di Un uomo. Un uomo è un romanzo-verità, o quello che oggi si chiama non-fiction, e racconta l’incontro tra la giornalista e Alekos Panagulis, gli anni immediatamente precedenti e successivi a questo incontro.
Alexandros o Alekos Panagulis aveva preparato un attentato al dittatore greco Papadopoulos nei minimi dettagli, ma per sua sfortuna la bomba non è esplosa al momento giusto, e lui si è ritrovato incarcerato e sotto tortura. Si è sempre rifiutato di fare il nome dei suoi compagni, e per questo per anni è stato chiuso in una cella-tomba, di dimensioni piccolissime e disumane.
Una volta scarcerato, Oriana Fallaci raggiunge la Grecia per intervistarlo e, da quanto racconta nel libro, se ne innamora quasi immediatamente: Panagulis è un eroe della libertà, è un idealista, e tutto questo la affascina. Ma è anche un uomo tormentato, che non riesce a superare le ferite che il potere gli ha inflitto, e che trascina Oriana Fallaci nelle sue fughe donchisciottesche, cioè ai limiti della follia. Alekos si sente perseguitato dal Potere, non si sente capito. Anche quando Oriana cerca di proteggerlo, portandolo nella villa di famiglia nel Chianti, in Toscana, lui è inquieto.
La loro storia d’amore, per come è narrata, è costruita come una tragedia greca, e il finale è quello di una tragedia. Il romanzo si apre e si chiude sulla stessa scena, quella della morte dell’eroe. In mezzo c’è una storia d’amore fatta di sofferenza, ma anche di solidarietà. Oriana Fallaci ha fatto di tutto per salvare Panagulis dai suoi demoni interiori e dai suoi nemici, per portare l’opinione pubblica dalla sua parte; lo ha seguito sempre, anche a scapito della sua stessa salute: sono infatti bellissime e dolorose le pagine dedicate all’aborto, o quelle della separazione.
Il romanzo, quando è uscito nel 1979, ha toccato il cuore di tutti i lettori, perché è una storia vera, triste, e soprattutto scritta magnificamente. Si può essere e non essere d’accordo con Oriana Fallaci, una donna categorica nelle sue opinioni, ma questo libro è semplicemente bello, ti resta dentro, come solo un grande libro può.
Vuoi studiare italiano sulle pagine di Un uomo? Trovi il libro qui.
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