Ciao! Sono Maria Chiara di ita_ecco e questo è il mio podcast sulla letteratura italiana. 10 puntate per 10 autori.
Dopo la lezione su d’Annunzio, bisogna parlare di quello che succede dopo, in poesia, e tra tutti i poeti italiani dell’avanguardia, ho scelto di farvi conoscere Guido Gozzano.
Guido Gozzano è stato un poeta torinese dell’inizio del secolo, appartenente alla corrente letteraria del crepuscolarismo. Sebbene le correnti letterarie non siano categorie fisse e create dagli autori, tuttavia le poesie di Gozzano condividono le tematiche e le forme di questa avanguardia, di cui poi parleremo un po’.
Per il momento, conosciamo la breve vita dell’autore. Guido Gozzano nasce a Torino nel 1883, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza (legge), ma la abbandona. Segue però i corsi della facoltà di Lettere e si avvicina al circolo degli studenti di Antonio Graf, allora professore di letteratura italiana. Graf ha una forte influenza su Gozzano, perché è promotore di una riforma della poesia e allo stesso tempo conosce la cultura decadente di fine secolo.
Alla facoltà di lettere, Gozzano studia profondamente sia gli autori classici italiani, come Dante e Petrarca, sia gli scrittori europei contemporanei, come Zola o Nietzsche. Queste diverse influenze si ritrovano nelle sue poesie.
La vita e la produzione artistica di Gozzano sono segnate dalla malattia: è colpito dalla tubercolosi (come Corazzini, un altro poeta d’avanguardia), e per questo intraprende nel 1912 un viaggio in India, anche spinto dalla curiosità verso le religioni orientali. Dall’India invierà una serie di articoli al quotidiano La Stampa. Alcuni sono scritti basandosi sulla sua esperienza dei luoghi, altri sono rielaborazioni letterarie.
Questa infatti è una delle tipicità della produzione di Gozzano: la realtà, per lui, non è così degna come la sua rivisitazione artistica, e il presente non è gran cosa. Questo pessimismo, che nelle sue opere si traduce in un tono malinconico e ironico, è dovuto alla sua condizione fisica.
Dopo l’India, si sposterà sempre tra Torino e la Liguria. Per mantenersi collabora con diversi quotidiani e riviste e produce numerose prose: abbiamo già citato gli articoli dall’India (che saranno raccolti nel 1917 con il titolo Verso la cuna del mondo), ma scriverà anche fiabe (riunite nelle raccolte I due talismani e La principessa si sposa), novelle, recensioni, cronache dall’esposizione universale di Torino.
Gozzano è famoso, però, soprattutto per le sue poesie. Scrive solo due raccolte: La via del rifugio (1907) e i colloqui (1911). Nelle poesie, l’autore dimostra un “attraversamento di d’Annunzio”, come dicono i critici. Cioè, pur risentendo della lezione decadente, si vede una ricerca del nuovo: donne non più favolose, mitiche seduttrici, ma bellezze comuni, appartenenti a classi modeste, se non addirittura distanti temporalmente dal poeta (penso alla poesia L’amica di nonna Speranza).
Così pure l’idea del superuomo, che era stata tanto sfruttata dai poeti decadenti, da d’Annunzio, viene rigettata: Gozzano è un poeta la cui vita è trascorsa nella malattia, che ha passato una giovinezza da vecchio (lui stesso lo dice nelle sue poesie), che è segnato dall’aridità del cuore, che non lo fa gioire nel presente. Nelle sue poesie, lui ricerca delle memorie, che però non sono vivide, ma suscitano emozioni deboli, sfumate. Lo stesso tono delle poesie è sommesso.
Gozzano muore molto giovane, nel 1916 a Torino e la maggior parte dei suoi scritti sarà pubblicata postuma.
Una delle poesie più conosciute di Gozzano è La signorina Felicita. Questo lungo componimento si trova nella seconda parte dei Colloqui e in esso troviamo molte tematiche crepuscolari.
Protagonisti del poemetto sono Felicita, Villa Amarena, cioè il luogo in cui vive, e l’ambiente domestico borghese. L’uomo che le dedica la poesia è un giovane avvocato che non ha alcuna vocazione per il suo mestiere, e che perciò usa il mondo poetico come rifugio da uno squallido presente.
Questo contrasto tra il presente borghese e, per certi aspetti triste, e un mondo ideale si ritrova nella descrizione della casa. Gozzano infatti si sofferma sull’interno, su tutti gli oggetti che la riempiono, e sfuma tra il presente della Villa e il suo passato aristocratico. Dove prima abitavano nobili, ora c’è la famiglia di un arricchito. Il padre della signorina Felicita, infatti, è anche lui presente nell’opera come rappresentante di una classe arrivista. Il padre vede di buon’occhio una possibile relazione tra i due giovani, perché potrebbe sfruttare il sapere dell’avvocato per concludere affari.
Felicita non ha niente della donna seduttrice di tanta letteratura decadente: è definita poco attraente, e anzi quasi brutta. Eppure l’avvocato-poeta ne è affascinato. Anche qui, però, lui non è attratto da ciò che vede realmente, ma da immagini artistiche che lui sovrappone alla ragazza: la paragona infatti a una bellezza fiamminga e la contrappone ai canoni di bellezza classici.
Noi sappiamo fin da subito che la storia tra i due non è sbocciata, perché la poesia parte nel segno del ricordo. Come dicevo prima, anche le memorie non sono accese, ma sono piuttosto ricordi di qualcosa che si è sfiorato, senza toccarlo o viverlo veramente.
Il componimento ha un aspetto apparentemente semplice, eppure la lingua non è sempre facile: Gozzano usa sia parole appartenenti al linguaggio quotidiano (per esempio “il tic tac dell’orologio”) ma anche molte espressioni auliche, soprattutto negli aggettivi. La poesia è piena di aggettivi, che sono usati sia per dare questo senso di borghesia, con una presenza ridondante di cose, ma anche in senso ironico (per esempio, il mucchio di oggetti viene definito “stirpe”, come una famiglia di antica nobiltà).
Questo miscuglio ironico si vede anche nell’utilizzo di citazioni letterarie affianco al discorso diretto, cioè quando apriamo le virgolette e parliamo.
Secondo me, leggere Gozzano mette molta malinconia, tuttavia può essere utile per lo studio della lingua: infatti si può leggere e studiare a più livelli. A un primo livello ci soffermeremo sull’andamento della poesia, che può sembrare quasi un racconto, e perciò non ci sarà difficile capire quello che leggiamo. A un livello più profondo, possiamo ricercare le citazioni e i motivi letterari e imparare termini aulici. Se vi ho incuriosito, potete leggere la poesia e dirmi che ne pensate.
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